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Cultura Maori


I Maori discendono da popolazioni austronesiane provenienti dal sub-continente asiatico che, grazie ad abili tecniche di navigazione, penetrarono in Melanesia circa 4.000 anni or sono.

La ragione per la quale gli antenati polinesiani dei Maori si sono lanciati a bordo delle loro canoe oceaniche, i waca, per lunghi viaggi colonizzatori resta, almeno in parte, un mistero. Quello che si sa è che la più grande delle loro imbarcazioni poteva trasportare fino a 250 persone oltre alle piante ed agli animali dei quali avrebbero avuto bisogno per iniziare una nuova vita.

Le manifestazioni archeologiche di questa penetrazione in Oceania sono designate come il “Complesso Culturale Lapita”. Fra il 1.600 ed il 1.400 a.C., i portatori della ceramica lapita si diffusero in una regione che comprendeva le Fiji orientali, le Tonga, le Samoa e altre isole di più piccole dimensioni. Questa regione può essere considerata come la patria della cultura polinesiana che qui sviluppò i suoi caratteri peculiari. Infatti, a partire dal 500 a.C., si può archeologicamente distinguere una società polinesiana ancestrale dal precedente complesso culturale lapita.

Da questa zona vennero in seguito popolate le isole Marchesi e della Società, gli arcipelaghi della Polinesia centro-orientale fino a giungere a Rapa Nui (l'isola di Pasqua), alle isole Hawaii e ad Ao-tea-roa (la terra della grande nuvola bianca) cioè la Nuova Zelanda.

Raccontano gli antichi canti marinari, rievocando lo spirito di quel popolo avventuroso:

Pianta il tuo seme,
spargilo al vento,
tu puoi morire ma la forza della vita resta,
il flusso delle correnti ti aiuterà,
o viaggiatore

I polinesiani si orientavano in mare grazie ad un complesso sistema di indizi che utilizzava una varietà di segnali e simboli naturali.

Erano soliti portare con loro i maiali, i quali dotati di un potente olfatto, avvertivano tenui tracce di profumi “terrestri” nell'aria anche a 40 miglia di distanza da un'isola; osservavano il volo dei grandi uccelli marini, come gli albatros, i quali non si allontanano mai a più di 40 miglia dalla costa; inoltre i polinesiani in viaggio imbarcavano, come i Vichinghi, alcuni uccelli. Gli uccelli venivano liberati ad uno ad uno, e se non ritornavano all'imbarcazione, i piloti prendevano la direzione indicata dal loro volo:

...osserva la pittima volare laggiù,
una si è posata sulla spiaggia,
si è posata lì per sempre.

Studiavano le leggere modificazioni delle onde, delle correnti e dei venti, ma anche le nuvole lontane offrivano ai viaggiatori un tenue indizio di terra emersa, poiché le nuvole stazionano più facilmente sugli atolli che non sul mare aperto. La laguna di un atollo, infatti, è più calda del mare aperto, quindi l'aria si riscalda e richiama le nuvole.

Una volta avvistata la nuvola, occorreva osservare se aveva sfumature verdastre, questo perché le nuvole riflettono il colore del mare, e l'acqua delle lagune è più verde di quella circostante.

Infine studiavano le posizioni delle stelle.

In tutto il Pacifico il cielo veniva rappresentato come una cupola, o come una serie di cupole sovrapposte l'una all'altra. Si assegnavano nomi a stelle e gruppi di stelle specifici e le posizioni ed i moti delle costellazioni maggiori erano ben noti alla maggior parte delle persone. I giovani apprendisti navigatori imparavano però una versione più dettagliata e formale del cielo in speciali “scuole” dirette da maestri piloti che mescolavano la teoria con l'esperienza pratica. Nelle Isole Gilbert, ad esempio, le disposizioni delle travi del tetto negli “edifici di addestramento” rappresentavano le stelle, le costellazioni e le divisioni del cielo.

Questi popoli scoprirono presto che l'altezza della Stella Polare al di sopra dell'orizzonte settentrionale era uguale alla latitudine del luogo in cui ci si trovava. In altre parole, quando la Stella Polare si trovava a 10° al di sopra dell'orizzonte nord, l'osservatore si trovava a 10° di latitudine nord.

La Stella Polare, Polaris, a (alfa) Ursae minoris, è una supergigante gialla distante circa 700 anni luce. A circa 1° si trova l'attuale polo nord celeste, ma sarà verso il 2.100 che la precessione porterà Polaris alla minima distanza dal polo.

Quelli che navigavano a sud dell'equatore usavano il sistema di una “stella allo zenit”.

Essi imparavano a memoria le posizioni di una varietà di stelle, le quali sono sospese al di sopra alle varie isole. Quando una certa stella passava al di sopra del loro capo, questi comprendevano quale fosse la loro posizione, cioè un osservatore che osserva che una stella particolare passa direttamente al di sopra della sua testa, sa che la sua latitudine è uguale a quella della latitudine celeste della stella. Così, se un pilota vedeva allo zenit Hokule'a (Arturo), sapeva di trovarsi alla latitudine delle Isole Hawaii, mentre se passava direttamente sotto Sirio, sapeva di trovarsi alla stessa latitudine di Tahiti e delle Fiji.

Arturo, a (alfa) Bootis, nel Boote, è la quarta stella più brillante del cielo. È una gigante rossa, 24 volte il diametro del Sole, distante 36 anni luce. Arturo ha una massa assai simile a quella del Sole, e si ritiene che tra 5.000 anni, la nostra stella si gonfierà fino a diventare una gigante rossa come Arturo.

Canis major contiene molte stelle brillanti che lo rendono una delle costellazioni più facilmente visibili: la sua stella più brillante, Sirio, dal greco “sfavillante”, una stella bianca distante 8,7 anni luce è la più luminosa dell'intero cielo. Gli antichi Egizi basavano il loro calendario sul suo moto annuale intorno al cielo. Nel Cane maggiore si trova anche M 41, un grande ammasso stellare di circa 50 stelle distanti 2500 anni luce e che, in condizioni favorevoli, è visibile anche ad occhio nudo, tanto che era già noto ai greci.

Molto più spesso i polinesiani utilizzavano le stelle Fanakenga, le stelle all'orizzonte, che si usavano come bussole per seguire una rotta. I punti di levata e di tramonto indicavano direzioni generali sull'orizzonte.

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