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La leggenda della conversione all'Islam
Le Maldive furono ( sino al 12° secolo ) di religione Buddhista. Un giorno un naufrago Marocchino d...


25-Luglio la partenza [1]

di Nik Zanella


Dormo come un ghiro, l’aereo salta lo scalo di Colombo e io non me ne accorgo neanche. Anzi, mi compiaccio che in dieci ore da Roma sarò a Tari, inclusa l’ultima mezzora in speedboat lungo il lato esposto dell’atollo di North Malé. Dall’aereoporto puntiamo a sud. Il mare sembra piatto e fondissimo. Il driver timona pigro e sicuro. L’isola che mi aspetta si chiama Kanuhuraa, a 16 km a Nordest di Malé. Nella cartina è solo l’ultimo chicco a sud in un grappolo verde e bianco ma nella mia mente è il luogo fisico di centinaia di aspettative e di qualche paura. Appena la vedo ne capisco le dimensioni. Sarà lunga non più di un chilometro, ha una laguna riparata ed un lungo reef esposto. Non stacco gli occhi dalle onde fino a quando Tony mi dà il benvenuto al porticciolo.

Tony "Hussein" Hinde, è australiano, ha naufragato alle Maldive nel ‘73, ha vissuto con la popolazione autoctona, ha imparato la lingua (difficilissima!) ed ha abbracciato la fede musulmana. Alla sua storia Surfer’s Journal ha dedicato ventidue pagine recentemente, è una delle più belle avventure surf che io abbia mai sentito (www.surfersjournal.com). Tony ha vissuto di riso e pesce per dieci anni imparando a proprie spese le regole di interazione con questo paradiso. Il suo padre adottivo (che lui chiama Boppa) gli ha insegnato a portare il Dhoni a vela e ad utilizzare le correnti. Tony racconta di essersi perso tra gli atolli molte volte e di aver passato notti da incubo in preda a correnti e venti sfavorevoli tornando dalle sue esplorazioni. Nessuno meglio di lui poteva gestire una surf resort in questo paradiso senza alterarne i ritmi e la magia. Se l’ambiente delle Maldive è in gran parte lo stesso che incontrò Tony trenta anni fa, lo dobbiamo anche alla esclusività (e al prezzo) delle resort. Tari Village è curatissimo (per dare un’occhiata dentro il camp: www.tarivillage.com), non un sasso fuori posto, nel camp lavorano cinquanta persone. Il numero di surfisti ammesso a Tari è di 25, questo ti garantisce che Pasta Point (accesso consentito solo agli ospiti di Tari) non sia mai affollata.

Che piaccia o meno questa politica, il turismo alle Maldive ha avuto un impatto davvero minimo sull’ambiente naturale e culturale delle isole. Questo è impagabile se pensiamo a quanti danni ha fatto l’occidente (surfisti inclusi!) viaggiando per "piacere".

Prendo possesso della casetta (due piani, air cond, frigo, vista su Pasta Point…), e raggiungo Tony subito con una 6.3. Entro in acqua dietro di lui, siamo soli nel lineup, mi spiega dove stare (di fronte alla torretta) e dove spinge la debole corrente (verso il lineup) poi arriva un set ed entro in frenesia alimentare. Le onde sono sul metro e mezzo, Tony prende un tubo in bodyboard e mi fa le linguacce da dentro, rido nel canale mentre prendo un’onda dietro l’altra. Non riesco a togliermi il sorriso dalla faccia. Mi rimane stampato anche quando tento di riposarmi in cameretta.

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25-Luglio la partenza [1]
Verso Tari....
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